Da mesi il Partito Democratico, con un atteggiamento strumentale e privo di onestà intellettuale, non perde occasione per accusare il governo Meloni di aver tagliato la spesa sanitaria. Un’accusa falsa e manipolatoria, che si sbriciola di fronte a un’analisi puntuale e documentata dei numeri reali.
I fatti: i numeri non mentono
L’analisi dei valori assoluti non lascia spazio a interpretazioni o narrazioni fantasiose. La legge di bilancio 2025 prevede l’incremento delle seguenti risorse sul Fondo Sanitario Nazionale:
- 1,3 miliardi nel 2025,
- 5,1 miliardi nel 2026,
- 5,8 miliardi nel 2027,
- 6,7 miliardi nel 2028,
- 8,9 miliardi dal 2030;
per un totale di 27,8 miliardi di euro destinati alla sanità pubblica. Numeri che, di per sé, smentiscono clamorosamente la retorica dei presunti “tagli”.
Eppure, ogni volta che i dati assoluti demoliscono le accuse della sinistra, ecco che si ricorre alla solita narrazione: la spesa sanitaria sarebbe insufficiente in rapporto al PIL. Una tesi che il Partito Democratico farebbe bene a contestualizzare, considerando che nel 2021 era al governo con Mario Draghi quando furono fissate le previsioni per il 2024.
Numeri chiari e confronto oggettivo
Partiamo dai dati. Nel 2021, sotto il governo Draghi – con il PD come forza centrale della maggioranza – nella Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF) si prevedeva per il 2024 una spesa sanitaria pari al 6,1% del PIL.
Oggi, nel 2024, il governo Meloni ha destinato, a consuntivo, una quota pari al 6,3% del PIL alla sanità pubblica, secondo le stime più recenti. Due decimi in più rispetto a quanto previsto dal governo Draghi, sostenuto dal PD e dal M5S. Questo dato oggettivo certifica un incremento reale delle risorse, non certo un taglio.
Un contesto economico ben diverso
Per comprendere appieno la portata di questo risultato, è necessario considerare il contesto economico in cui operavano i due governi. Nel 2021:
- Non erano ancora esplose le conseguenze economiche della guerra in Ucraina.
- Non si era verificata l’impennata dei costi energetici, che ha messo a dura prova i bilanci di famiglie e imprese.
- I prezzi delle materie prime non avevano ancora subito rincari vertiginosi.
In questo quadro profondamente mutato, il governo Meloni non solo ha difeso il finanziamento alla sanità pubblica, ma lo ha incrementato, dimostrando una capacità di gestione e di programmazione che tiene conto delle difficoltà globali.
Cosa significa il 6,3% del PIL?
Il 6,3% del PIL destinato alla sanità pubblica non è una semplice percentuale su carta:
- Più risorse per il Servizio Sanitario Nazionale.
- Più investimenti in prevenzione, diagnosi precoce e cura.
- Un impegno concreto per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Questi numeri certificano che, nonostante le sfide economiche e geopolitiche, la salute dei cittadini è rimasta una priorità concreta.
Responsabilità contro propaganda
La differenza è evidente: il governo Meloni non si affida alla propaganda, ma agisce con responsabilità. Non racconta favole, ma produce risultati misurabili. E i numeri dimostrano che la sanità pubblica ha ricevuto più risorse rispetto a quanto previsto dal governo Draghi.
Chi oggi accusa il governo Meloni dovrebbe riflettere sulla propria coerenza: perché le previsioni del 6,1% del PIL approvate nel 2021 erano state sottoscritte proprio da chi ora si erge a paladino della sanità pubblica.
Conclusione: la verità sta nei numeri
La sanità italiana merita un dibattito serio e basato sui fatti, non sugli slogan. I numeri non mentono, e dicono chiaramente che non ci sono stati tagli, ma un incremento delle risorse. Chi insiste nel raccontare il contrario, si assume la responsabilità di ingannare i cittadini per fini elettorali.
La salute pubblica è un bene troppo prezioso per essere strumentalizzato. La verità è nei numeri. E i numeri, a differenza di certe retoriche, non mentono mai.